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Ajahn Sumedho e l’espansione del Buddhismo Theravāda in Occidente

Tra i maestri fondamentali che ho incontrato nel mio cammino monastico, Ajahn Sumedho occupa un posto speciale, lo considero il ‘mio padre spirituale’ essendo stato per 18 anni il mio maestro diretto e avendo fondato, su sua precisa richiesta, il monastero del Santacittarama in Italia.

Incontrai Ajahn Sumedho per la prima volta nell’ottobre del 1977 all’Oaken Holt Buddhist Centre, vicino a Oxford, dove allora si tenevano regolari ritiri di meditazione Vipassana. Avevo da poco compiuto ventidue anni ed ero tornato in Gran Bretagna per la seconda volta con l’intenzione di farmi monaco buddhista. La prima volta vi andai all’età di 18 anni, nel 1974, per perseguire il mio sogno di musicista. A Londra conobbi la musica indiana e iniziai lo studio delle tabla, strumento classico indiano a percussione.

Dopo otto mesi di lavoro e studio trascorsi a Londra, dovetti tornare in Italia per adempiere agli obblighi di leva. Durante il servizio militare, iniziai un intenso periodo di introspezione, sia come cristiano sia attraverso la scoperta del Buddhismo. La mia ricerca spirituale divenne più urgente dopo la sera del 6 maggio 1976, in seguito al devastante terremoto del Friuli, che causò la morte di 989 persone. Fu in quel periodo che, attraverso un commilitone discepolo di un lama tibetano, scoprii il Buddhismo, evento che segnò profondamente la mia indole già tesa verso la spiritualità.

Nel 1976, dopo il servizio militare, continuai a studiare musica a Padova, per coronare la mia aspirazione musicale, accompagnando alle tabla il sitarista Paolo Avanzo. Lo studio della musica indiana mi fece incontrare la spiritualità millenaria dell’India e le pratiche meditative, che mi portarono a desiderare, sopra ogni altra cosa, l’esplorazione diretta degli stati di coscienza ‘non ordinari’, fino alla realizzazione dello stato di unità, armonia e pace descritti dallo Yoga e dal Buddhismo.

In seguito, leggendo un libro di Christmas Humphreys, venni a conoscenza di centri buddhisti in Inghilterra. Così, all’età di ventidue anni, ritornai in Gran Bretagna alla ricerca di un maestro di meditazione e di una comunità monastica dove poter maturare e realizzarmi spiritualmente. Nel corso di quel primo incontro, Ajahn Sumedho mi consigliò di tornare a Londra e di visitare l’Hampstead Vihara, dove sarei stato ospitato. Dopo il suo rientro dal ritiro di 10 giorni, ne avremmo riparlato.

E così fu! Poco dopo il suo ritorno, fui ordinato anagarika (senza dimora). Il 22 maggio 1978, in occasione della luna piena del Vesak, in cui si celebra la nascita, l’illuminazione e il parinirvāṇa del Buddha storico, venni ordinato samanera (novizio) sempre all’Hampstead Vihara a Londra. Il 27 ottobre 1979 ricevetti l’upasampada, la piena ordinazione di monaco, in una casa galleggiante sul Tamigi, a Londra, alla presenza di otto monaci.

Ho avuto come precettore il Venerabile Saddhatissa Maha Thera, e come maestri il Venerabile Ajahn Sumedho e il Venerabile Ajahn Lakkana. Fu così che entrai a far parte del Sangha (l’antica comunità monastica buddhista), come bhikkhu (monaco errante) Theravāda (la Scuola degli anziani) e ho avuto l’onore di essere il primo discepolo occidentale dei ‘monaci della foresta’ di Ajahn Chah, formatosi sotto la guida di Achaan Sumedho, a ricevere l’ordinazione in Gran Bretagna!

In tale occasione mi fu dato il nome iniziatico che mantengo e onoro tutt’ora: Thanavaro, che significa ‘Fondazione eccellente’.

Ricordo come se fosse oggi il primo incontro con Ajahn Sumedho, la sua presenza era imponente, non solo per la sua statura fisica, ma soprattutto per il suo carisma. All’epoca il mio inglese era scarso pertanto la sua capacità straordinaria di comunicare concetti complessi in modo semplice e diretto, facilitarono il mio apprendimento degli insegnamenti del Buddha.

Ajahn Sumedho che il 27 luglio 2024 ha compiuto 90 anni viene ora chiamato affettuosamente ‘Luang Por’ che significa ‘Venerabile Pasre’ in lingua thai. Era arrivato in Thailandia dopo un lungo viaggio di ricerca interiore.

Nato il 27 luglio 1934 a Seattle, negli Stati Uniti, come Robert Jackman, è stato uno dei primi occidentali a ordinarsi monaco nella tradizione Theravāda dei monaci della foresta. La sua storia è un esempio perfetto di come il Dhamma possa attraversare i confini culturali e geografici, trovando terreno fertile in qualsiasi parte del mondo.

Ripercorriamo brevemente la sua storia. All’età di 18 anni si arruolò nella Marina statunitense, dove servì per quattro anni durante la Guerra di Corea. Successivamente, si laureò in studi sull’Estremo Oriente, conseguendo nel 1963 un Master in studi sull’Asia meridionale presso l’Università di Berkeley, in California. Dopo aver lavorato come assistente sociale con la Croce Rossa, prestò servizio nei Peace Corps nel Borneo dal 1964 al 1966, insegnando inglese. Dopo il servizio nell’esercito e il completamento degli studi universitari, sentì un richiamo interiore che lo portò in Asia.

Nel 1966, all’età di 33 anni, divenne novizio (samanera) in un monastero rurale nel nord-est della Thailandia e prese i voti da bhikkhu l’anno successivo. Nel 1967 incontrò il Venerabile Ajahn Chah, un evento che trasformò radicalmente la sua vita. Si trasferì al Wat Nong Pa Pong e, sotto la guida di Ajahn Chah, si dedicò completamente alla pratica del Dhamma, contribuendo nel 1975 alla fondazione del monastero internazionale Wat Pa Nanachat, dove divenne abate.

La formazione di Ajahn Sumedho nei monasteri della foresta fu rigorosa: le condizioni di vita erano dure, e la disciplina monastica richiedeva un impegno assoluto. Tuttavia, fu proprio questa disciplina a forgiare il suo carattere e a consentirgli di sviluppare una comprensione profonda e radicata degli insegnamenti del Buddha. Come mi ripeteva spesso, la pratica non consisteva solo nel sedersi in meditazione, ma nel portare la consapevolezza in ogni momento della giornata, in ogni azione, parola e pensiero.

Nel 1977, Ajahn Sumedho accompagnò Ajahn Chah in una visita in Inghilterra, dove, constatando il vivo interesse per il Buddhismo, Ajahn Chah lo incoraggiò a rimanere per fondare un monastero nel Regno Unito. Questa sfida segnò l’inizio di una nuova era per il Buddhismo Theravada in Occidente. Ajahn Sumedho accettò con entusiasmo, vedendo in essa un’opportunità per diffondere il Dhamma a un pubblico più ampio e per esplorare come la pratica monastica potesse integrarsi con la vita moderna. Il termine “Ajahn” significa “maestro” in thailandese, e Ajahn Sumedho incarnava pienamente questo ruolo. Non era solo un insegnante, ma un modello di vita per tutti coloro che lo incontravano. Il suo approccio al Dhamma era pratico e diretto: incoraggiava i suoi discepoli e discepole, monaci, monache e laici, a osservare la propria mente con attenzione, a riconoscere i pensieri e le emozioni senza attaccarsi ad essi, e a sviluppare una consapevolezza presente in ogni aspetto della vita.

Quando lo incontrai nell’ottobre del 1977, si era da poco trasferito all’Hampstead Buddhist Vihara di Londra con altri tre monaci. Circa un anno dopo, con la vendità di quella proprietà, nacque Cittaviveka, il monastero di Chithurst, nel sud dell’Inghilterra.

Ajahn Sumedho fondò il monastero di Amaravati nel 1984, trasferendosi lì con una parte della comunità di Chithurst. Situato vicino a Londra, Amaravati divenne rapidamente un importante centro di meditazione e insegnamento del Dhamma. Ajahn Sumedho ne fu l’abate fino al suo ritiro nel 2010. Oltre a essere un luogo di pratica monastica, Amaravati è un punto di incontro per la comunità laica, dove i praticanti possono esplorare la meditazione e gli insegnamenti del Buddha in un ambiente che coniuga il rispetto per le tradizioni monastiche con le esigenze della vita contemporanea.

Ajahn Sumedho è noto per la sua enfasi sulla consapevolezza e sulla presenza mentale. Durante i suoi insegnamenti, spesso ci invitava a “essere presenti”, a non lasciarci distrarre dai pensieri sul passato o sul futuro, ma a vivere pienamente il momento presente. Questo semplice ma potente insegnamento ha avuto un impatto profondo su molti praticanti occidentali, che hanno trovato in esso un antidoto alle ansie e alle preoccupazioni della vita moderna.

Ho avuto la fortuna di collaborare con Ajahn Sumedho in varie occasioni, e ogni volta rimanevo colpito dalla sua capacità di mantenere un equilibrio tra il rispetto per la tradizione e l’apertura alle nuove sfide che l’insegnamento del Dhamma in Occidente comportava. Il suo carisma e la sua profonda comprensione del Dhamma hanno permesso la creazione di una comunità forte e coesa, che continua a crescere e prosperare.

Ajahn Sumedho ha sempre mantenuto un atteggiamento di umiltà e semplicità, anche quando la sua fama come insegnante di Dhamma cresceva. Ricordo che una volta, durante un discorso pubblico, disse: “Non c’è nulla di speciale in me. Sono solo un monaco che cerca di vivere secondo gli insegnamenti del Buddha. Se c’è qualcosa di buono nei miei insegnamenti, è solo perché sono fedeli al Dhamma”. E alla domanda “Chi è il nostro vero maestro?”, Rispose “La vita!”. Queste parole riflettono perfettamente il suo approccio alla pratica. La pratica del dhamma non è altro: è la vita consapevole e amorevole!

Oggi, Ajahn Sumedho è considerato uno dei principali esponenti del Buddhismo Theravāda in Occidente, e il suo contributo alla diffusione del Dhamma è inestimabile. Attraverso i suoi scritti, i suoi discorsi e la comunità che ha contribuito a creare, continua a ispirare migliaia di persone in tutto il mondo, offrendo loro una via per vivere una vita di pace, consapevolezza e saggezza.

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