Il Buddha Sakyamuni, noto anche come Siddhartha Gautama, nacque intorno al 563 a.C. Se consideriamo che ci troviamo nel 2024, questo significa che la sua nascita risale a circa 2587 anni fa. Tuttavia, alcune fonti collocano la sua nascita leggermente prima o dopo, ma la stima più accettata oscilla tra il VI e il V secolo a.C. .
Viene ricordato ancora oggi grazie ai suoi insegnamenti, che realizzò e incarnò in uno stato di consapevolezza, trasmettendoli ai suoi discepoli. Questi insegnamenti hanno resistito alla prova del tempo.
Grazie alla pratica meditativa, un metodo millenario insegnato dal Buddha e giunto intatto fino ai nostri giorni, migliaia di praticanti nel corso dei secoli ne hanno sperimentato gli effetti benefici, preservandola e validandola attraverso la loro esperienza diretta.
La meditazione, ci consente di risvegliare la nostra consapevolezza profonda, quella “presenza mentale” o “consapevolezza” che rappresenta la luce interiore capace di illuminare la realtà così com’è, priva di filtri o pregiudizi. Iniziare a meditare significa intraprendere un viaggio intimo, un percorso interiore che ciascuno di noi deve affrontare da solo, poiché si tratta di un’esperienza diretta, non trasmissibile attraverso intermediari o tecniche esterne. Nessuno può meditare al posto nostro, così come nessuno può vivere la nostra vita al posto nostro.
La meditazione non è tanto un fare, quanto un essere. Infatti, il cuore della pratica meditativa consiste nel permettere che la nostra natura più autentica, quella condizione di pura e semplice presenza, emerga spontaneamente e senza sforzo. La meditazione non richiede l’esecuzione di azioni specifiche, ma piuttosto il passaggio dalla modalità del “fare”, alla quale siamo abitualmente e inconsciamente legati, sempre alla ricerca di risultati e obiettivi, a quella dell’”essere”, che invece si basa sull’accettazione e la presenza nel momento presente. Questo cambio di paradigma può sembrare semplice, ma non lo è. Le abitudini e le resistenze interiori che ci impediscono di abbandonarci alla dimensione dell’essere sono numerose e radicate.
Dimorare nello spazio del sentire profondo richiede di essere in uno stato di ascolto autentico, un ascolto che coinvolge non solo la mente, ma tutto il nostro essere. Significa essere aperti e allineati a ciò che accade in ogni momento, senza cercare di modificarlo o giudicarlo, accogliendolo così com’è. Questo stato di presenza consapevole è la chiave della meditazione: un allenamento costante per rimanere presenti con ciò che c’è, qualunque cosa sia, in uno spirito di verità e accettazione. In questo senso, la meditazione diventa un atto sacro di connessione con la realtà, un mezzo per accedere a un livello di percezione più profondo, al di là delle illusioni e delle distorsioni mentali.
Oggi, l’efficacia della meditazione buddhista è riconosciuta anche in ambito scientifico, particolarmente nel campo della psicologia e delle neuroscienze. Tecniche di meditazione, come la mindfulness, sono applicate in ambiti terapeutici per gestire lo stress, l’ansia e altre problematiche psicologiche. Il termine mindfulness, ormai di uso comune in occidente, deriva dalla parola sanscrita sati, che significa consapevolezza. Si tratta di una traduzione moderna, ma il concetto è antichissimo: la capacità di essere presenti, di osservare la realtà interna ed esterna senza giudizio.
Due insegnamenti fondamentali del Buddhismo illustrano perfettamente come praticare la meditazione Vipassana (della Visione Profonda), una delle tecniche meditative più diffuse. Il primo è l’Anapanasati Sutta, il Discorso sulla Consapevolezza del Respiro, che insegna come utilizzare il respiro come punto focale per sviluppare una consapevolezza non giudicante. Il respiro diventa un’ancora che ci permette di rimanere presenti e osservare, senza interferire, il flusso della nostra esperienza. Il secondo è il Satipatthana Sutta, il Discorso sui “Quattro Fondamenti della Consapevolezza”, che invita a sviluppare consapevolezza in quattro ambiti principali: il corpo, le sensazioni, la mente e i contenuti mentali (pensieri, emozioni).
Questi insegnamenti, profondi e accessibili allo stesso tempo, sono strettamente legati alla comprensione delle Quattro Nobili Verità, il cuore della dottrina buddhista. Le Verità esprimono la natura della sofferenza umana, la sua origine, la possibilità della sua cessazione e la via per eliminarla, nota come l’Ottuplice Sentiero. Questo sentiero, sperimentato direttamente dal Buddha, offre una guida pratica e spirituale per condurre una vita più centrata, serena e in armonia con noi stessi e il mondo che ci circonda. Attraverso la meditazione, non solo impariamo a vivere con maggiore presenza e consapevolezza, ma possiamo anche trasformare il nostro modo di percepire e interagire con la realtà, aprendo la strada verso una pace interiore duratura.
Per meditare con la guida del Maestro Mario Thanavaro consulta il suo programma sul sito: https://www.mariothanavaro.it/

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