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Il Buddhismo Theravāda

Il Buddhismo Theravāda è una tradizione religiosa che trae origine dagli insegnamenti del Buddha storico, nato nel 563 a.C. come principe nel Nepal. Dopo aver abbandonato la vita di palazzo, il Buddha raggiunse l’illuminazione e trascorse 45 anni insegnando la “Via di Mezzo” nella valle del Gange. Con il termine Theravāda che significa “Via degli Anziani”, si indica la scuola nata circa 100 anni dopo la sua morte, ed è caratterizzata da un approccio conservatore e fedele agli insegnamenti originali del Buddha.

Durante il regno dell’imperatore Asoka, che abbracciò il Buddhismo Theravāda dopo un’esperienza spirituale trasformativa, questa tradizione ricevette grande supporto. Missionari inviati da Asoka e dai suoi discendenti diffusero il Theravāda in Sri Lanka, dove prosperò grazie all’isolamento geografico dell’isola. Da Sri Lanka, il Buddhismo Theravāda si espanse nel sud-est asiatico, influenzando profondamente le culture di Birmania, Thailandia, Cambogia e Laos.

La lingua sacra del Theravāda è il pāli, un idioma semplificato strettamente legato alla lingua parlata dal Buddha. Gli insegnamenti sono raccolti nel Canone Pāli, che comprende i discorsi (Sutta), le regole monastiche (Vinaya) e l’Abhidhamma, un compendio filosofico. Sebbene altre tradizioni buddhiste come il Mahayana abbiano sviluppato ulteriori testi e dottrine, il Canone Pāli è generalmente considerato la versione più antica e autentica degli insegnamenti del Buddha.

Nel corso della sua storia la tradizione buddhista Theravāda ha attraversato periodi di degenerazione e rinnovamento mantenendo un forte legame con gli insegnamenti originali del Buddha. Ogni volta che la tradizione si è arricchita eccessivamente o si è corrotta, gruppi di monaci hanno scelto di tornare allo stile di vita originario, centrato sulla meditazione, la disciplina monastica e il rispetto per le regole del Sangha. Questo modello di ritorno alle origini ha permesso alla tradizione di mantenersi viva e autentica nel tempo.

Il cuore dell’insegnamento del Buddha si trova nel suo primo discorso, “La Messa in Moto della Ruota della Verità”, in cui espone la Via di Mezzo e le Quattro Nobili Verità. Queste ultime seguono una struttura simile a una diagnosi medica e rappresentano la matrice fondamentale da cui derivano tutti gli insegnamenti buddhisti.

Le Quattro Nobili Verità sono:

  • Dukkha: l’esperienza di insoddisfazione o incompletezza, una realtà che tutti vivono a vari livelli.
  • La causa di Dukkha: è la bramosia egoica (taṇhā), ossia il desiderio intenso di piaceri, identità o annichilimento.
  • La cessazione di Dukkha (dukkha-nirodha): indica che l’insoddisfazione non è assoluta e può essere superata.
  • La via per superare Dukkha: è l’Ottuplice Sentiero, che comprende pratiche di virtù, concentrazione e saggezza.
    Questo insegnamento, comune a tutte le tradizioni buddhiste, è considerato la base essenziale per la comprensione e la realizzazione spirituale.

L’insegnamento buddhista dell’Origine Dipendente, considerato il “codice originario” per comprendere il samsara (il ciclo di sofferenza di nascita e morte) e il Nibbana/Nirvana (la liberazione) è uno degli insegnamenti al centro dell’insegnamento del Buddha, in esso si analizzano le cause e condizioni che portano alla sofferenza (Dukkha) e la possibilità di interrompere tale ciclo. L’insegnamento dell’Origine Dipendente è fondamentale per comprendere come la mente crea e perpetua la sofferenza, offrendo al contempo una via d’uscita attraverso la pratica del Dhamma. Questa pratica ci consente di sviluppare una maggiore consapevolezza del ciclo di desiderio e delusione nell’esperienza umana, utilizzando episodi della vita quotidiana e della pratica monastica per illustrare in modo concreto gli insegnamenti buddhisti.

Principi chiave

  1. Causalità (Idapaccayata)
    Tutti i fenomeni sorgono in base a cause e condizioni. Il Buddha riassume questo principio con la frase: “Quando c’è questo, quello viene ad esistere. Quando questo cessa, quello cessa.”
  2. Ignoranza come causa primaria
    La sofferenza nasce dall’ignoranza (non vedere chiaramente la realtà), che genera un senso di “sé” separato e dà avvio al ciclo di attaccamenti e desideri.
  3. Il ciclo dell’Origine Dipendente
    Ignoranza → Contatto sensoriale → Sensazione → Desiderio (bramosia) → Attaccamento → Divenire (Bhava) → Nascita (Jati) → Sofferenza.
Questo ciclo descrive come si consolidano gli attaccamenti e le azioni, portando alla perpetuazione della sofferenza.
  4. Evitare speculazioni metafisiche
    Il Buddha si concentra su ciò che è utile per la liberazione piuttosto che su teorie astratte. Usa l’esempio della freccia avvelenata per illustrare che indagare sulle cause ultime dell’esistenza non è utile se ciò non aiuta a eliminare la sofferenza.
  5. Liberazione dal ciclo
    Per interrompere il ciclo, è necessario coltivare consapevolezza e presenza mentale, riconoscendo l’ignoranza e lavorando per dissolvere l’attaccamento. La fine della rinascita non è annientamento, ma libertà dalla sofferenza, raggiunta attraverso il distacco e la chiara visione della realtà. Questo concetto è centrale nella pratica buddista, che mira alla liberazione dal samsara (Il ciclo di nascita e morte).

Sintesi

  1. Il ciclo del desiderio e della sofferenza (Dukkha)
    – Dopo aver ottenuto ciò che desideriamo, spesso ne derivano conseguenze negative: delusione, autocritica e insoddisfazione. Questo stato è descritto come soka-parideva-dukkha-domanassupayasa (dispiacere, lamento, dolore e disperazione).
    – Quando ci sentiamo male, tendiamo a cercare conforto ritornando al momento in cui eravamo felici, ripetendo il ciclo senza fine.
    Due vie per affrontare Dukkha:
  2. Ripetere il ciclo delle rinascite
    – Continuare a cercare gratificazioni momentanee, anche sapendo che non porteranno felicità duratura.
    – Ricerca consapevole: Fermarsi e indagare le radici del desiderio e della sofferenza, cercando di rompere il ciclo. Questo processo richiede introspezione e apprendimento attraverso l’esperienza.

Conclusione

Secondo gli insegnamenti del Buddhismo Theravāda è importante riflettere sull’insoddisfazione insita nella ricerca continua di piaceri e gratificazioni. Va compresa la natura del desiderio, dell’attaccamento e della sofferenza. La soluzione, suggerisce il Buddha, è nella consapevolezza e nella ricerca della comprensione profonda dei nostri impulsi, rompendo così il ciclo di desiderio e sofferenza.

La meditazione ci aiuta a sviluppare consapevolezza e presenza mentale, permettendo di spezzare il ciclo dell’avidità e dell’attaccamento. Così, si impara a vivere le esperienze senza trasformarle in desiderio o avversione, accettandole per ciò che sono. Questo processo porta a una graduale liberazione dal ciclo delle rinascite (bhavacakka), inteso non solo come nascita fisica, ma come ripetizione costante di attaccamenti e desideri.

La fine della rinascita non è annientamento, ma libertà dalla sofferenza, raggiunta attraverso il distacco e la chiara visione della realtà. Questo concetto è centrale nella pratica buddhista, che mira alla liberazione dal ciclo di nascita e morte.

Il “non nascere” non è un’esperienza di annichilimento, ma uno stato di totale consapevolezza e assenza di attaccamento, in cui il sé separato non si cristallizza. Si tratta di un’esperienza di pace e chiarezza, libera dai vincoli del tempo, dello spazio e dell’identità personale, è il Nibbana.
Il Buddha, interrogato sulla destinazione degli illuminati dopo la morte, risponde che la domanda stessa è irrilevante: lo stato di un illuminato è indescrivibile, come il fuoco che si estingue senza “andare” da nessuna parte. Questo principio dell’“inafferrabilità dell’illuminato” si applica sia in vita sia dopo la morte: il Buddha rifiuta spiegazioni metafisiche del Nibbana, concentrandosi invece sull’eliminazione della sofferenza (dukkha).

L’essenza dell’insegnamento buddhista è osservare come la sofferenza nasca dall’attaccamento e risalire alle sue cause – pensieri, desideri, sensazioni – per lasciarle andare. La fine della sofferenza non è un evento apocalittico, ma un processo pratico e immediato: accade nel momento in cui si interrompe il ciclo di attaccamento e avidità. Questo approccio pragmatico punta a liberare il cuore e la mente nel presente, portando alla fine di dukkha e alla realizzazione del Nibbana.

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