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Meditazione Vipassana: il viaggio verso la visione profonda e la liberazione spirituale

Il Buddha Śākyamuni dice di fare esperienza delle cose “così come sono”, di realizzarne la loro realtà ultima. Nel corso della nostra esperienza di vita è certamente importante imparare ad esperire le cose come un semplice spettatore silenzioso, con mente equanime, ma attivando al tempo stesso il chiaro discernimento e la chiara comprensione. La meditazione di consapevolezza, la vipassana (meditazione di visione profonda), ha questa funzione.

Con il termine vipassana si intende quella visione profonda/superiore che illumina la coscienza. Questa luce interiore ci porta alla chiara visione della verità/realtà, con essa la vera natura delle cose ci viene rivelata. Si tratta di “vedere le cose così come sono”. Nella vipassana col tempo sperimentiamo da un lato “quello che c’è”; poi questa pratica lima questa prima fase in un “quello che c’è è quello che c’è”. E poi si origina una spinta naturale parallela a quest’ultima che è l’accettazione tendente a una soluzione del rapporto sopra citato: soluzione che nasce dalla “chiara visione o nuda attenzione” della vipassana.

Questa visione interiore trasfigura la vita mentale di colui/colei che “vede” e lo/la libera dall’incessante succedersi di morte e nascita. Nella vipassana vige un po’ questo motto: accetta il disagio/dolore, non le sue cause. Cioè prendi atto e accetta il prodotto del dolore per poterlo risolvere. Per usare una metafora: “È come risalire al contrario una corrente del fiume per arrivare alla sua fonte”. Il praticante viene liberato così da ogni legame d’ignoranza e ottiene la felicità suprema il NIRVANA.

Questo stato non è concettuale, non è il risultato di un mero capire o esercizio intellettuale, ma avviene attraverso un processo MEDITATIVO di osservazione profonda del proprio corpo e della propria mente, cioè dei propri processi psicocorporei. Si tratta di avviare un processo in cui si suscita e si intensifica l’ATTENZIONE,

Questo è un processo che impegna interamente colui/colei che lo intraprende, e solo una persona del tutto risoluta a perseguirlo può sperare di arrivare alla fine di esso, cioè alla SANTITÀ. E solo dopo la prima tappa, cioè dopo che uno entra nella corrente che porta alla meta finale, il/la praticante può dirsi sicuro/a sia di non deviare seriamente, sia di non dover tornare indietro nel ciclo delle rinascite.

Quattro sono gli OGGETTI dell’attenzione: il corpo, le sensazioni, gli stati mentali, la coscienza. In quale ordine essi divengono l’oggetto del processo meditativo dipende dal temperamento dell’individuo, dal suo carattere e dalla sua inclinazione conoscitiva. Tutti dovranno essere conosciuti a fondo, ma quello che sarà l’oggetto preliminare da cui incominciare dovrà essere scelto dopo un’accurato studio e una serie di prove.

Nell’intraprendere la meditazione vipassana è assolutamente necessario avere una guida qualificata.

Ci sono delle norme generali devono essere conosciute e tenute a mente da chiunque si accinga alla meditazione vipassana. Esse riguardano il modo di respirare e il modo di comportarsi con il corpo. È questo esercizio la base da cui parte ogni processo meditativo: attenzione a ogni azione esteriore del proprio corpo. È un vero e continuo esercizio di attenzione. È un preliminare necessario per ogni altro esercizio di attenzione riguardante le sensazioni, gli stati mentali, la coscienza.

Gli OGGETTI propriamente detti sono:
(a) Il CORPO, che oltre a ciò che è stato detto riguardo ai modi di comportarsi, comprende la contemplazione o riflessione su alcuni dei suoi aspetti ripugnanti, sui modi della materialità e sulla loro decomposizione (nel cimitero).
(b) Le SENSAZIONI piacevoli e non piacevoli.
(c) Gli STATI DI COSCIENZA: piacere, odio, quiete, ecc., o mancanza di essi.
(d) gli OGGETTI MENTALI, investigando i cinque ostacoli alla presenza: sensualità, rabbia, indolenza, agitazione, scetticismo; gli aggregati, i sensi, i fattori dell’illuminazione, le Quattro Nobili Verità.
Come si vede ce n’è per tutta una vita e anche di più! Un ritiro di vipassana, che serve a imparare, a esercitarsi o a rinfrancarsi nell’arduo cammino intrapreso, varia in intensità e giorni fino ad arrivare a uno o più mesi.

Deve essere assolutamente guidato da un Maestro/a di grande esperienza che, se è necessario, lo fa anche interrompere al singolo praticante. Non sono permesse distrazioni di alcun tipo. Non è permesso l’uso di cellulari, smartphone, pc, libri, letture o altro; si può parlare solo con il Maestro/a. Il Maestro/a cercherà di ridurre le tendenze a concettualizzare del praticante, e indurlo a lasciare che parli a lui o a lei la “natura delle cose”. Il Maestro/a non si dilunga in molte cose, ma sobriamente guida e sostiene i partecipanti al ritiro, insistendo sulla pratica della consapevolezza, il porre la retta attenzione a tutto.

Gli OGGETTI di meditazione non sono da prendersi come se uno li dovesse usare uno dopo l’altro. Sono da meditarsi secondo le circostanze, il grado di progresso, ecc. Fa eccezione l’OGGETTO, per cosi dire preliminare (solitamente il respiro), con il quale si inizia il cammino e si suscita l’attenzione – si risveglia. Questo OGGETTO, uno, elementare, primario, appartenente al CORPO: il respiro, la posizione, i movimenti, le funzioni. È importante imparare ad essere coscienti del proprio corpo, attenti ad esso, ai suoi movimenti alle sue funzioni. Con quale di questi particolari aspetti si incomincia lo indicherà il Maestro/a. Tradizionalmente il respiro e la posizione sono certamente tra i primi oggetti.

Le meditazione Vipassana non lavora solo sull’ACCETTAZIONE, ma anche sulla RISOLUZIONE di un rapporto insoddisfacente tra soggetto e oggetto (il mondo, gli altri, le cose) e del soggetto verso se stesso.

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